Da www.vita.it una breve guida dedicata a tutti quei genitori che ci stanno pensando e che non hanno ancora fatto il passo pensata da chi invece l’ha già provato. Dieci domande frequenti cui è difficile dare risposta sull’aprire le porte di casa e accogliere un figlio in più, temporaneamente.
L’affido è un provvedimento temporaneo destinato a bambini e ragazzi fino ai 18 anni di nazionalità italiana o straniera, che si trovano in situazioni di instabilità familiare. Il minore viene accolto presso una famiglia che ne fa richiesta oppure in una comunità di assistenza pubblica o privata. In Italia l’affidamento è disciplinato dalla Legge n. 184 del 1983, modificata dalla Legge 149 del 2001.
Spiegato così sembra semplice. Ma la realtà invece è spesso più complessa. Per questo sul magazine in edicola Vita propone una breve guida all’affido. A curarla Giampaolo Cerri, giornalista, sposato con Annagrazia Internò. Entrambi fiorentini, classe 1963, vivono vicino a Como. Hanno cinque figli naturali, più varie esperienza di affido. Annagrazia, che aveva sempre fatto l’impiegata, si è messa a fare la mamma full-time.
Partendo da un assunto base, cioè che «l’affido non può essere vissuto in solitaria. La via del mutuo aiuto, ossia la condivisione con altre persone che compiono lo stesso cammino, è decisiva», la guida si dipana lungo 10 domande frequenti:
- Come siete diventati diventati genitori affidatari?
- L’affido richiede che uno dei due genitori sia a tempo pieno sul nuovo bambino?
- Quali sono le condizioni cui prestare attenzione prima di fare il passo: supporto di enti, assistenti sociali, reti di famiglie…
- Si creano conflitti con i fratelli?
- Come si spiega ai fratelli che questo è solo un fratello a tempo?
- Si può essere affidatari se non si hanno altri figli?
- C’è un’età giusta per diventare genitori affidatari?
- Ci spaventa la relazione con la famiglia di origine, è troppo difficile da gestire.
- Il distacco è un’esperienza troppo dolorosa, che rischia di condizionare l’esperienza dell’affido
- Dopo la separazione è possibile continuare un rapporto con il bambino?